LA FARFALLA



LA FARFALLA CHE VOLTEGGIA INTORNO ALLA LAMPADA
FINCHE' NON MUORE....E' PIU' AMMIREVOLE DELLA TALPA CHE VIVE IN UN BUIO CUNICOLO

sabato 21 aprile 2012


                        ANTONIA POZZI 




 La porta che si chiude (1931)

Tu lo vedi, sorella: io sono stanca,
stanca, logora, scossa,
come il pilastro d'un cancello angusto
al limitare d'un immenso cortile;
come un vecchio pilastro
che per tutta la vita
sia stato diga all'irruente fuga
d'una folla rinchiusa.

Oh, le parole prigioniere

che battono battono
furiosamente
alla porta dell'anima e la porta dell'anima che a palmo a palmo
spietatamente
si chiude!

Ed ogni giorno il varco si stringe

ed ogni giorno l'assalto è più duro.

E l'ultimo giorno

- io lo so -
l'ultimo giorno
quando un'unica lama di luce
pioverà dall'estremo spiraglio
dentro la tenebra,
allora sarà l'onda mostruosa,
l'urto tremendo,
l'urlo mortale
delle parole non nate
verso l'ultimo sogno di sole.

E poi,

dietro la porta per sempre chiusa,
sarà la notte intera,
la frescura,
il silenzio.

E poi,

con le labbra serrate,
con gli occhi aperti
sull'arcano cielo dell'ombra,
sarà
- tu lo sai -
la pace.



   Ricongiungimento

Se io capissi
quel che vuole dire
– non vederti più –
credo che la mia vita
qui – finirebbe.
Ma per me la terra
è soltanto la zolla che calpesto
e l’altra che calpesti tu:
il resto
è aria
in cui – zattere sciolte – navighiamo
a incontrarci.
Nel cielo limpido infatti
sorgono a volte piccole nubi
fili di lana
o piume – distanti –
e chi guarda di lì a pochi istanti
vede una nuvola sola
che si allontana.




    Esempi 
Anima, sii come il pino:
che tutto l'inverno distende
nella bianca aria vuota
le sue braccia fiorenti
e non cede, non cede,
nemmeno se il vento,
recandogli da tutti i boschi
il suono di tutte le foglie cadute,
gli sussurra parole d'abbandono;
nemmeno se la neve,
gravandolo con tutto il peso
del suo freddo candore,
immolla le fronde e le trae
violentemente
verso il nero suolo.

Anima, sii come il pino:
e poi arriverà la primavera
e tu la sentirai venire da lontano,
col gemito di tutti i rami nudi
che soffriranno, per rinverdire.
Ma nei tuoi rami vivi
la divina primavera avrà la voce
di tutti i più canori uccelli
ed ai tuoi piedi fiorirà di primule
e di giacinti azzurri
la zolla a cui t'aggrappi
nei giorni della pace
come nei giorni del pianto.

Anima, sii come la montagna:
che quando tutta la valle
è un grande lago di viola
e i tocchi delle campane vi affiorano
come bianche ninfee di suono,
lei sola, in alto, si tende
ad un muto colloquio col sole.
La fascia l'ombra
sempre più da presso
e pare, intorno alla nivea fronte,
una capigliatura greve
che la rovesci,
che la trattenga
dal balzare aerea
verso il suo amore.

Ma l'amore del sole
appassionatamente la cinge
d'uno splendore supremo,
appassionatamente bacia
con i suoi raggi le nubi
che salgono da lei.
Salgono libere, lente
svincolate dall'ombra,
sovrane
al di là d'ogni tenebra,
come pensieri dell'anima eterna
verso l'eterna luce

sabato 31 dicembre 2011

NULLA DUE VOLTE 

Nulla due volte accade nè accadrà.
per tale ragione si nasce
senza esperienza.
si muore senza assuefazione.

anche gli alunni più ottusi
della scuola del pianeta
di ripeter non è dato
le stagioni del passato.
Non c'è giono che ritorni,
non due notti uguali uguali.
nè due baci somiglianti,
nè due sguardi tali e quali.
Ieri quando il tuo nome
qualcuno ha pronunciato,
mi è parso che una rosa
sbocciasse sul selciato.
Oggi,che stiamo insieme,
ho rivolto gli occhi altrove.
una rosa? ma che cos'è
forse pietra,o forse fiore?
perchè tu malvagia ora,
dai paura e incertezza?
ci sei-perciò devi passare.
passerai-e quì sta la bellezza.
Cercheremo un armonia,
sorridenti tra le braccia,
anche se siamo diversi
come due gocce d'acqua. 

W. SZYMBORSKA

lunedì 12 dicembre 2011

EUGENIO MONTALE

IL FUOCO CHE SCOPPIETTA
NEL CAMINETTO VERDEGGIA
E UN'ARIA OSCURA GRAVA
SOPRA UN MONDO INDECISO
UN VECCHIO STANCO DORME 
ACCANTO AD UN ALARE
IL SONNO DELL'ABBANDONATO.
IN QUESTA LUCE ABISSALE
CHE FINGE IL BRONZO,
NON TI SVEGLIARE ADDORMENTATO!
E TU CAMMINANTE PROCEDI PIANO;
MA PRIMA UN RAMO AGGIUNGI 
ALLA FIAMMA DEL FOCOLARE
E UNA PIGNA MATURA ALLA CESTA GETTATA
NEL CANTO:NE CADONO A TERRA
LE PROVVIGIONI SERBATE PEL VIAGGIO FINALE.,



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GODI SE IL VENTO CHE ENTRA NEL POMARIO
VI RIMENA L'ONDA DELLA VITA.
QIU DOVE AFFONDA UN MORTO
VILUPPO DI MEMORIE,:
ORTO NON ERA MA RELIQUIARIO.


IL FRULLO CHE TU SENTI NON E' UN VOLO,
MA IL COMMUOVERSI DELL'ETERNO GREMBO;
VEDI CHE SI TRASFORMA QUESTO LEMBO
DI TERRA SOLITARIO IN UN GROGIUOLO.


UN ROVELLO E' QUA DALL'ERTO MURO.
SE PROCEDI T'IMBATTI 
TU FORSE NEL FANTASMA CHE TI SALVA
SI COMPONGONO QUI LE STORIE,GLI ATTI SCANCELLATI PEL GIUOCO DEL FUTURO.


CERCA UNA MAGLIA ROTTA NELLA RETE
CHE CI STINGE,TU BALZA FUORI,FUGGI!
VA PER TE L'HO PREGATO,-ORA LA SETE
MI SARA' LIEVE,MENO ACRE LA RUGGINE.


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                                          QUASI UNA FANTASIA


RAGGIORNA,LO PRESENTO
DA UN ALBORE DI FRUSTO
ARGENTO ALLE PARETI:
LISTA UN BARLUME 
LE FINESTRE CHIUSE.
TORNA L'AVVENIMENTO
DEL SOLE  E LE DIFFUSE
VOCI I CONSUETI STREPITI UNA PORTA.


PERCHE' PENSO AD UN GIORNO D'INCANTESIMO 
E DELLE GIOSTRE D'ORO TUTTE UGUALI
MI RIPAGO. TRABOCCHERA' LA FORZA
CHE MI TURGEVA,INCOSCENTE MAGO,
DA GRANDE TEMPO. ORA M'AFFACCERO',
SUBISSERO' ALTE CASE,SPOGLI VIALI.


AVRO' DI CONTRO UN PAESE D'ITATTE NEVI
COME VISTE IN UN ARAZZO.
SCIVOLERA' DAL CIELO BIOCCOSO UN TARDO RAGGIO.
GREMITE D'INVISIBILE LUCE SELVE E COLLINE
MI DIRANNO L'ELOGIO DEGL'ILARI RITORNI.


LIETO LEGGERO' I NERI
SEGNI DEI RAMI SUL BIANCO
COME UN ESSENZIALE ALFABETO.
TUTTO IL PASSATO IN UN PUNTO
DAVANTI MI SARA' COMPARSO.
NON TURBERA' SUONO ALCUNO
QUEST'ALLEGREZZA SOLITARIA
FILERA' NELL'ARIA S'UN PALETTO 
QUALCHE GALLETTO DI MARZO.


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domenica 31 luglio 2011

DI POLITICA 

IGNAZIO SILONE

 

SCOPRO con piacere un libro di SILONE che trovo veramente attuale e illuminante dal titolo:
"LA SCUOLA DEI DITTATORI"(scritto nel 1938!!!!!)
La politica e i politici soprattutto sono descritti in modo forse un tantino cinico(non a caso credo,uno degli interlocutori si chiama Tommaso il cinico).
 (Quarta di copertina) Nell'estate del '39 al termine di un viaggio di studio in Europa,arrivarono a Zurigo due americani: Mr doppio Vu,e il suo consigliere il professor Pickup un ideologo inventore della pantautologia
("La quale è una dottrina che, con le sue boriose tautologie, ha «tutti i requisiti per diventare la dottrina ufficiale e obbligatoria dello Stato»") .nei loro incontri con i personaggi ufficiali del fascismo e del nazismo non hanno appreso nulla di nuovo sulle tecniche per la conquista del potere.
Sara' un emigrato italiano Tommaso ,detto il cinico ad impartire loro lezioni sull'argomento confermando che la verita' nascosta in ogni sistema politico è di preferenza reperibile presso gli oppositori.
Secondo la formula Machiavelliana,sub specie di manuale per aspiranti dittatori,Silone ha composto così un ampio saggio per demistificate le varie forme d'inganno e di violenza che, anche in paesi e in organismi  sedicenti democratici,insidiano la libertà dell'individuo.
Un libro che ricongiungendosi per il suo spirito,all'opera narrativa dello scrittore,sulla scorta delle più recenti vicende storiche e nell'assoluta indipendenza da ogni impresa di propaganda,mette a punto e delucida le idee dominanti del nostro tempo.

Vorrei riportare alcuni brani , dai quali traspare soprattutto una capacita' di riflessione e di approfondimento, una grande intelligenza e preparazione storica ,ma soprattutto un'ironia  sottile che accompagna il lettore in modo leggero e costante per tutta la lettura.
Vorrei riportare alcuni brani , dai quali traspare soprattutto una capacita' di riflessione e di approfondimento, una grande intelligenza e preparazione storica ,ma soprattutto un'ironia  sottile che accompagna il lettore in modo leggero e costante per tutta la lettura.



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IL PRIMO PUNTO DUNQUE SUL QUALE VORREI ATTIRARE LA VOSTRA ATTENZIONE E' LA TENDENZA GENERALE ALLO STATALISMO,PER CUI LA DEMOCRAZIA VOLENDO REALIZZARE SE STESSA,SI AUTODIVORA.
E' UNA CONDANNA ,MI PARE,ALLA QUALE LA DEMOCRAZIA DIFFICILMENTE PUO' SOTTRARSI.
INFATTI ESSA DEVE SOCCORRERE LE MASSE  E GLI STESSI IMPRENDITORI IN DIFFICOLTA' E PUO' FARLO SOLTANTO SOVRACCARICANDO LE VECCHIE ISTITUZIONI LIBERALI DI UN NUMERO SEMPRE PIU' GRANDE DI FUNZIONI SOCIALI.
NE RISULTA,OVUNQUE UN ACCRESCIMENTO DI POTERI,DI UNA SPECIE E DI UNA QUANTITA' TALI CHE LA DEMOCRAZIA POLITICA NON PUO' IN ALCUN MODO CONTROLLARE.
LA COSI' DETTA SOVRANITA' POPOLARE SI RIDUCE IN TAL GUISA ANCOR PIU' A UNA FINZIONE.IL BILANCIO DELLO STATOASSUME PROPORZIONI MOSTRUOSE INDECIFRABILI PER GLI STESSI SPECIALISTI.
LA SOVRANITA' REALE PASSA ALLA BUROCRAZIA,CHE PER DEFINIZIONE E' ANONIMA E IRRESPONSABILE,MENTRE I CORPI LEGISLATIVI,FANNO LA FIGURA DI ASSEMBLEE DI CHIACCHIERONI CHE SI ACCAPIGLIANO SU QUESTIONI SECONDARIE.
ALLA DECADENZA DELLA FUNZIONE LEGISLATIVA,CORRISPONDE FATALMENTE LA CADUTA DEL LIVELLO MORALE MEDIO DEGLI ELETTI.
PER POTER SERVIRE I GRUPPI DI PRESSIONE CHE LA FACILITANO,ESSI STESSI HANNO BOISOGNO DI BENEVOLENZA DELL'AMMINISTRAZIONE.
LE AUTONOMIE LOCALI,I COSI' DETTI POTERI INTERMEDI,TUTTE LE FORME SPONTANEE E TRADIZIONALI DI VITA SOCIALE,DEPERISCONO,OPPURE,SE SOPRAVVIVONO,SONO SVUOTATI DI OGNI VONTENUTO.
ORA L'EGEMONIADI UN'AMMINISTRAZIONE CENTRALIZZATA E' LA PREMESSA PER OGNI DITTATURA,ANZI E' ESSA STESSA GIA' DITTATURA.
NELLO STESSO TEMPO(SENZA VOLER STABILIRE ALCUNA RELAZIONE DI CAUSA EFFETTO COL GIA' DETTO)SI ASSISTE OVUNQUE AD UNA  CRESCENTE DISAFFEZIONE DELLE CREDENZE TRADIZIONALI.
I GRANDI MITI CHE ALIMENTAVANO LA FEDE DEGLI AVI ,SEMBRANO LARGAMENTE ESAURITI,ALMENO PER CIO' CHE RIGUARDA I RIFLESSI SULLA VITA PUBBLICA.
SI,SOPRAVVIVONO I TEMPLI,LE LITURGIE,GLI EMBLEMI,GLI INNI:MA DOV'E' L'ENTUSIASMO?CHGI S'ILLUDE ANCORA CHE LA CREDENZA DELLO STESSO DIO POSSA MIGLIORARE LE RELAZIONI TRA I POPOLI E CHE L'ETICA CRISTIANA SIA APPLICABILE NELLA VITA SOCIALE?
...............INFINE MI PARE CHE NEANCHE NEI BRINDISI DEI BANCHETTI SI USA PIU' LEVARE I CALICI AL PROGRESSO GRADUALE E INEVITABILE DELL'UMANITA' E AL RUOLO UMANISTICO DELLE SCIENZE. 
SEMPLOCEMENTE NESSUNO CI CREDE PIU'......
QUESTA E' OGGI LA SITUAZIONE SPIRITUALE DELLE ELITES PIU' O MENO IN TUTTI I PAESI PROGREDITI.
DI CONSEGUENZA ESSI NON HANNO NULLA DI VALIDO DA OPPORRE,SIA PURE AD USO DELLA LIMITATA PARTE DI PUBBLICO ACCESSIBILE ALLE FORME SUPERIORI DELLA CULTURA,ALL'INVADENTE CIVILTA' DI MASSA.LA QUALE SI MANIFESTA MEDIANTE L'ENORME DIFFUSIONE DEI COS' DETTI MASS-MEDIA,CON IL RISULTATO DI UNIFORMARE IL MODO DI SENTIRE DEGLI INDIVIDUI E DI DISTRARLI DA OGNI PENSIERO AUTENTICO.



domenica 29 agosto 2010

..E CONTINUANO A FARE GUERRE

WILFRED OWEN

 Futilità




Spostalo nel sole
Una volta il suo tocco lo svegliava gentilmente,
A casa, sussurro di campi non seminati.
lo svegliava sempre, perfino in Francia,
Fino a questa mattina e a questa neve.
Se qualcosa potesse svegliarlo adesso
Il gentile vecchio sole lo saprebbe.
Pensa come risveglia i semi,
Svegliò, una volta, il cuore di una fredda stella.
Sono i suoi cari arti, i suoi fianchi
ricchi di nervi, ancora caldi, così difficili da muovere?
È stato per questo che il cuore è diventato grande?
Oh, per quale ragione faticarono gli sciocchi raggi del sole
Per interrompere il sonno della terra?





Io vidi l’arco della bocca rossa e la caduta
come un Sole tramonta, la sua ultima ora.
Guardai la ritirata trionfale del saluto
tra le nubi, metà piacere, metà ira.
Un ultimo splendore arse il Cielo e le guance.
Dagli occhi poi uscirono le stelle fredde, luci
antiche e molto chiare, in cieli nuovi.




Piegato in due, come vecchi mendicanti sotto i sacchi,
  chi è fuori allenamento, tossendo come streghe, abbiamo maledetto nel fango,
  Fino a che l'infestazione bagliori voltato le spalle,
  E verso il nostro lontano riposo cominciammo ad arrancare.
  Gli uomini marciavano addormentati. Molti avevano perso i loro stivali,
  Claudicanti, calzati di sangue. Tutto è andato zoppo, tutti i ciechi;
Ubriachi di fatica; sordi persino al fischi
  Di gas-conchiglie cadere dolcemente dietro.
Gas! Gas! Gas! Gas! Presto, ragazzi! Un'estasi di maldestro,
, I goffi elmetti appena in tempo,
Ma qualcuno continuava a gridare ea inciampare
  E dibatte come un uomo nel fuoco o in calce.
, Dim attraverso i vetri appannato e la densa luce verde,
  Come sotto un mare verde, lo vidi annegare.
  In tutti i miei sogni, davanti ai miei occhi smarriti,
Si tuffa verso di me, cola giù, soffoca, annega.
  Se in qualche orribile sogno anche tu potessi metterti al passo
  Dietro il furgone in cui lo buttò dentro
  E guardare i bianchi occhi contorcersi sul suo volto,
Il suo volto appeso, come un demonio sazio di peccato;
Se si potesse sentire, ad ogni sobbalzo, il sangue
come il cancro, amari come il rigurgito
  Di vile, incurabili piaghe su lingue innocenti,
  Amico mio, non ti dico con tanto compiaciuto fervore
Per i bambini ardente gesta disperate,
  La vecchia menzogna: Dulce et decorum est
Pro patria mori . Pro patria mori.

sabato 8 maggio 2010

 

  Sylvia Plath :

  


  IO SONO VERTICALE

 

  Ma preferirei essere orizzontale.

  Non sono un albero con radici nel suolo


  succhiante minerali e amore materno


  così da poter brillare di foglie a ogni marzo,


  né sono la beltà di un'aiuola


  ultradipinta che susciti grida di meraviglia,


  senza sapere che presto dovrò perdere i miei


  petali.

  Confronto a me, un albero è immortale


  e la cima di un fiore, non alta, ma più


  clamorosa:

  dell'uno la lunga vita, dell'altra mi manca 


  l'audacia.
  Stasera, all'infinitesimo lume delle stelle,

  alberi e fiori hanno sparso i loro freddi profumi.


  Ci passo in mezzo ma nessuno di loro ne fa caso.


  A volte io penso che mentre dormo


  forse assomiglio a loro nel modo più perfetto -


  con i miei pensieri andati in nebbia.


  Stare sdraiata è per me più naturale.


  Allora il cielo ed io siamo in aperto colloquio,


  e sarò utile il giorno che resto sdraiata per 


  sempre:
  finalmente gli alberi mi toccheranno, 

  i fiori avranno tempo per me.




L'ACROBATA


Ogni notte quest’agile giovane donna
Riposa fra lenzuoli
A brandelli sottili come fiocchi di neve
Finché un sogno non ne solleva il corpo
Dal letto ad ardue sfide
D’acrobazie sul filo.

Tutta la notte in equilibrio
Con destrezza da gatta sulla perigliosa fune
In una sala gigantesca
Balla delicate danze
Allo schiocco di frusta ed al ruggito
Degli ordini del suo maestro.
Dorata, avanza precisa
Attraverso quell’aria greve.
Un passo e si ferma, sospesa
Al fulcro del suo gesto
Mentre grossi pesi le cadono attorno
Ed incominciano a volteggiare.
Addestrata a tal punto, la ragazza
Para l’affondo e la minaccia
Di qualunque oscillazione;
Con un improvviso slancio e una piroetta
Chiama l’applauso, la corda luccicante
Le affonda affilata in ogni coraggioso arto.
Poi, finito il difficile esercizio, fa un inchino
E serenamente si lancia giù
attraverso il pavimento di vetro
in salvo verso casa; ma, roteando occhi allenati
un domatore di tigri ed un pagliaccio sogghignante
si accovacciano, lanciandole palle nere.
Alti carri rotolano dentro
Con tuono di leoni; tutto s’adopera
Ed avanza sgraziato
Per intrappolare questa oltraggiosa leggera regina
E sbriciolare in atomi
Le sue nove vite cosi inafferrabili.
Ma lei s’accorge dello stratagemma
Di pesi neri, palle nere e carri neri
E con un’ultima abile finta salta
Attraverso il cerchio del suo rischioso sogno
Per balzar sù seduta del tutto desta
All’arrestarsi dello squillo della sveglia.
Ora come punizione per il suo talento
Di giorno è costretta a camminare temendo
I guanti d’acciaio del traffico, terrorizzata
Dalla paura che, per dispetto, tutta
L’elaborata impalcatura del cielo sopra la sua testa
Cada alla fine fragorosamente sulla sua fortunA





L'ASPIRANTE




Prima di tutto ce li hai i requisiti?
Ce l'hai
un occhio di vetro, denti finti o una gruccia,
un tirante o un uncino,
seni di gomma, inguine di gomma,

rattoppi a qualcosa che manca? Ah
no? E allora che mai possiamo darti?
Smetti di piangere.
Apri la mano.
Vuota? Vuota. Ma ecco una mano

che la riempie, disposta
a porgere tazze di tè e sgominare emicranie,
e a fare ogni cosa che gli dirai.
La vorresti sposare?
È garantita,

ti tapperà gli occhi alla fine della vita
e del dolore.
Con quel sale ci rinnoviamo le scorte.
Vedo che sei nuda come un verme.
Che te ne pare di questo vestito-

Un po' rigido e nero, ma niente male.
Lo vorresti sposare?
È impermeabile, infrantumabile, abile
contro il fuoco e imbombardabile.
Credi a me, ti ci farai sotterrare.

E adesso, scusa, hai vuota la testa.
Ho la cosa che fa per te.
Su, su, carina, esci fuori dal guscio.
Ecco ti piace questa?
Nuda per cominciare come una pagina bianca

ma in venticinqu'anni d'argento,
d'oro in cinquanta, potrà diventare.
Una bambola viva, sotto ogni aspetto.
Sa cucire, sa cucinare,
sa parlare, parlare, parlare.

E funziona, non ha una magagna.
Qua c'è un buco, che è una manna.
Qua un occhio, una vera visione.
Ragazzo mio, è l'ultima occasione.
La vorresti sposare, sposare, sposare?

 



ENTRATE PURE A CURIOSARE...
MA CON LEGGEREZZA,SENZA TROPPO CRITICARE